GIUSEPPE UNGARETTI



Tra gli autori che dominano la scena letteraria del primo '900 emerge la figura di Giuseppe Ungaretti, uno dei maggiori rappresentanti dell' Ermetismo.
Ungaretti, che è un letterato di portata europea, formatosi alla Sorbona di Parigi, subendo così l'influenza dei simbolisti francesi come Baudelaire e Rimbaud, incarna perfettamente la figura del poeta del '900.
Per capire meglio lo stato d'animo degli intellettuali del tempo e quindi di Ungaretti, va innanzitutto considerato che l'inizio del secolo è gravido di fermenti bellici e l'Italia è ancora un paese che non è riuscito a trovare una propria identità. Tutto questo concorre a creare un clima di incertezza e di insicurezza, che si insinua nell'animo degli uomini e in particolare dei letterati del tempo, che vivono intensamente il dramma della prima guerra mondiale e che con le loro opere non vogliono dilettare, ma esprimere il male di vivere, che è condizione comune a tutti gli uomini, i quali escono annichiliti dall'esperienza terribile della guerra.
Per esprimere questo stato d'animo Ungaretti e gli altri poeti suoi contemporanei reagiscono agli schemi della poesia tradizionale e soprattutto rifiutano la concezione di poeta come vate o profeta. Il nuovo poeta è senza maestri e non vuole essere un maestro lui stesso, è un uomo calato nel sociale che  vive la realtà del proprio tempo. Ungaretti, che è prima di tutto uomo e poi letterato, sente profondamente il dramma della guerra a cui partecipa attivamente, combattendo tra le trincee e vedendo morire i suoi compagni. È dunque un poeta soldato, che sente e comprende il conflitto interiore dell'uomo del tempo, alienato ed incapace di instaurare una relazione con gli altri.
La poesia migliore di Ungaretti è ben visibile nella raccolta  "L'allegria" del 1932, che mostra l'abbandono degli schemi tradizionali e l'adozione di un linguaggio poetico nuovo. Nei versi contenuti in quest'opera emerge anche il segno profondo lasciato dalla guerra sull'animo del poeta, il cui cuore, come scrive nella poesia San Martino del Carso, è un paese straziato in cui nessuna croce manca.
La poesia di Ungaretti è essenzialmente ermetica, è poesia del frammento, in cui la parola acquista un'importanza assoluta, eppure  è libera da qualsiasi intento oratorio e retorico. Si tratta di una poesia intimistica, che porta ad una svalutazione della realtà oggettiva e ad un ripiegamento del poeta sulla propria interiorità. I versi di Ungaretti riflettono, inoltre, chiaramente la sua adesione alla crisi del tempo.
Ungaretti si serve del procedimento stilistico dell'analogia, che è una similitudine privata del come e che rende in modo eloquente la carica evocativa della parola e la sua essenzialità.
Nella sua raccolta "L' Allegria" si possono rintracciare i temi di fondo della poetica ungarettiana.  Nella lirica "Veglia", per esempio, scritta nel periodo di Natale al fronte, così come nel già citato San Martino del Carso, sono evidenti i procedimenti stilistici della poesia pura. Ogni parola grandeggia all'interno del verso in cui è stata collocata, la punteggiatura è assente e le pause sono segnate dall'assenza di parole. Entrambe le poesie riguardano la tragica esperienza del primo conflitto mondiale, in cui il poeta perde molti compagni ed è allucinato dalla compresenza della morte e della vita nella realtà disumana della guerra.
In San Martino del Carso è molto bello e ad un tempo tragico il processo analogico usato da Ungaretti, che mostra lo strazio provocato dalla guerra sia sulle cose che sul suo cuore, diventato ormai un cimitero, che conserva il ricordo dei tanti giovani, la cui breve vita è stata spezzata per sempre.
Un altro tema della poetica ungarettiana è l'acqua, che è elemento di vita e che rimanda in questo senso al liquido amniotico in cui è immerso il feto nel grembo materno. L'acqua è protagonista della lirica "I  Fiumi", una ricapitolazione di tutta l'esperienza del poeta. Bagnandosi nell' Isonzo Ungaretti ritrova la memoria di tutti gli altri fiumi che hanno segnato le varie fasi della sua vita. Vi è il Serchio, che è legato alle vicende dei suoi avi, il Nilo che l'ha visto nascere ed infatti Ungaretti è nato ad Alessandria d'Egitto nel 1888, infine la Senna, che gli ricorda il suo periodo di formazione parigino. Tutti questi fiumi ha rievocato l'Isonzo, che diventa il simbolo dell'ultima definitiva esperienza che accoglie in sé tutte le altre. Si nota in questa poesia un senso di serenità e di armonia con il cosmo, che porta il poeta ad abbandonarsi al perenne fluire delle cose per sentirsi parte del tutto.
Un'altra raccolta di Ungaretti che merita di essere ricordata è " Sentimento del tempo" del 1933, in cui il poeta supera la dimensione dell'autobiografismo per dar voce a conflitti eterni. Ciò si può osservare nella lirica "L'isola",  che diventa l'emblema stesso della poesia  e dove il poeta aspira ad una comunione tra uomo e natura.
Ungaretti è un poeta che ha saputo dar voce al suo stato d'animo, che è contemporaneamente la condizione spirituale dell'uomo del tempo, a cui comunica con messaggi talvolta enigmatici e non facilmente comprensibili tipici dell'ermetismo, i suoi conflitti interiori, la sua solitudine e alienazione nella realtà di morte della guerra. Da questa, però , il poeta trae la forza per ricominciare a vivere e ad amare la vita.

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